Qualche mese fa Lostenfaud mi ha chiesto di fotografare la mia valigia. Non doveva essere però una valigia tradizionale, ma di lost and found, cose perse e ritrovate. È stato un bell’esercizio per capire cosa è importante per me e come saper dire addio. Trovate la mia valigia e quella di tanti altri sulla pagina di Lostenfaund.
Il bonsai si chiama Edgardo Holden, ma prima di lui c’è stato Olaf Calcifer. Quando Olaf Calcifer è morto (per troppa acqua dopo un periodo di troppa poca acqua, troppo amore e troppo disamore uccidono allo stesso modo) non ho voluto accettare la cosa per un po’. Mi ero ripromessa di prendermi cura di quel bonsai e non ce l’avevo fatta. Edgardo Holden è arrivato il giorno del mio compleanno, perché gli altri avevano capito che dovevo andare avanti. Mi ci è voluto un po’ di tempo e ho poi ammesso e accettato che all things must pass. E cose nuove arriveranno.
Un orologio per il tempo perso e mai più ritrovato, perché procrastinare è nel mio sangue, mannaggia.
Acquerelli, a simboleggiare il mio amore per il disegno. Amore bistrattato, maltrattato, abbandonato, ma che non si è mai arreso e ogni tanto ritorna a ricordarmi che anche quello è un pezzo di me.
Sacchettino indiano porta batterie e schedine sd. Dono di una persona che non c’è più e letteralmente perso per qualche settimana. E chissenefrega delle batterie che c’erano dentro, quelle si ricomprano. I doni non tornano invece.
Agenda/diario/foglio di carta spiegazzato, una qualsiasi superficie su cui scrivere e ritrovarmi quando sono io quella che si è persa.
E infine porta taccuino di stoffa, fatto a mano. Blu e dorato, bellissimo. Questo perso per davvero, e non so proprio dove possa essere. Dentro, parole e parole, appunti dei miei viaggi e dei miei lavori. Pensieri, incontri e sensazioni persi insieme al taccuino. Spero mi siano rimasti dentro in qualche modo