La preistoria è da molti vista come un periodo oscuro e non civilizzato. Immaginiamo uomini delle caverne, spettinati e armati di clava che comunicano con versi animali. Se forse, l’uomo alle origini era alquanto scimmia, l’uomo è uomo come lo intendiamo noi da molto prima della nascita della scrittura. La preistoria è stata ricca di civiltà, cultura e arte e, con un po’ di fortuna, parte di queste sono arrivate fino a noi.
Quando pensiamo all’arte preistorica, in particolare, spesso ci vengono in mente la meravigliose pitture di Lascaux o di Altamira e difficilmente pensiamo di poter trovare questa arte a pochi passi da casa. Per fortuna non è così e il nostro territorio, e in questo caso le nostre Alpi, in questo caso il Piemonte, sono costellate di siti archeologici in cui sono presenti esempi meravigliosi di arte rupestre.
Il Cesmap, il Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica di Pinerolo (TO), ha organizzato una serie di escursione a cui ho preso parte alla scoperta di alcuni esempi di arte rupestre nelle Alpi in provincia di Torino. Questi ritrovamenti sono nati come intrinsecamente legati al loro territorio e, anche per ragioni fisiche e pratiche, non possono essere rimossi e portati al sicuro in un museo. Per questa ragione sono vittime di intemperie, animali e dell’uomo stesso, elementi che ne accelerano il deterioramento. Per questa ragione non posso segnalare la posizione esatta di questi siti, ma se siete interessati a visitarli di persona potete contattare il Cesmap e chiedere di essere accompagnati dalle loro guide. A questa pagina trovate tutti i modi in cui potete mettervi in contatto col Cesmap.
LA PEIRA ECRITA
Come può suggerire il nome, si tratta di una pietra scritta, cioè incisa. Questa pietra sorge lungo un sentiero nei pressi di San Germano Chisone e raffigura diversi simboli che a prima vista possono sembrare croci, reticoli e occhi. Se a prima vista possono sembrare disegni infantili e privi di significato, questi simboli si rifanno a una tradizione comune a tutto l’arco alpino e a diversi ritrovamenti anche fuori dall’Italia. La croce, per esempio, è un simbolo solare molto comune, così come la figura stilizzata dell’uomo che venera il sole. Sembra proprio il sole il vero protagonista di questa pietra e la ragione si rifà all’importanza che questo aveva nel Neolitico, periodo in cui l’agricoltura era già sviluppata e le persone dipendevano strettamente dal clima e, quindi, dal sole.
Sono quelli che a prima vista sembrano occhietti, ma che probabilmente rappresentano i pugnali tipici dell’epoca, a indicarci però l’elemento più sorprendente di tutti. Già scoperta negli anni ‘20, questa pietra è stata studiata a più riprese negli anni ‘60 e pochi anni fa, attraverso due esperimenti che hanno confermato il legame della Peira Ecrita col sole. Uno dei pugnali, infatti, indica un angolo del quadrato inciso al suo fianco e proprio lungo la diagonale passante per quell’angolo cadono perfettamente i primi raggi del sole del solstizio d’inverno. La Peira Ecrita si inserisce così in quella lunga tradizione si siti Neolitici la cui posizione o struttura è intrinsecamente legata ai solstizi e interagisce direttamente coi raggi solari in determinati giorni dell’anno.
L’assenza di ulteriori scavi e studi nell’area e nella valle sottostante però fa sì che un mistero rimanga: gli altri due pugnali puntano in due direzioni e se uno punta a nord, l’altro punta in una direzione misteriosa, che potrebbe indicare altri siti, insediamenti o strade ancora da scoprire.
LE PITTURE DI PONTE RAUT
Sui pendii della Val Germanasca, nei pressi del comune di Perrero, si può trovare un altro esempio di arte rupestre: le pitture di Ponte Raut. Queste pitture in calce bianca sorgono sulla facciata rivolta verso la valle di un enorme masso sotto il quale sorge una balma, una piccola grotta, e stanno però mano a mano sparendo. Una volta decoravano tutta la facciata ma durante la seconda guerra mondiale delle truppe naziste, scambiandole per simboli in codice dei partigiani, bombardarono il masso distruggendo parte delle pitture. Nelle ultime decine d’anni le piogge, sempre più acide, stanno facendo il resto, cancellando e facendo sbiadire le pitture.
Tutte le pitture rappresentano dei reticoli e croci e sono state datate dall’Università di Pisa e pare risalgano a un periodo tra il Tardo Neolitico e l’Età del Bronzo. Purtroppo non si sa molto del significato di queste pitture. Vista la posizione aperta e favorevole sulla valle, con il fiume e la strada molto vicini, si è teorizzato che i simboli raffigurassero reti da pesca per regolamentare la pesca o i campi che sorgevano lungo i pendii.
Alla scoperta delle nostre Alpi? Qui puoi trovare tutti i miei articoli sulle Alpi, perché non bisogna viaggiare dall’altra parte del mondo per restare a bocca aperta!