Aggiornamento Estate 2018: Byssan Lull è finito e in cerca di casa. Che sia sotto forma di libro o spettacolo teatrale, spera di vedere presto la luce. Se può interessarti scrivimi qui e ti manderò una preview dell’opera.
Inverno 2016. Sono in crisi. Mi sembra che tutti siano pieni di talento mentre io sono l’Incapace numero uno. Entro quattro giorni devo consegnare un racconto per il seminario Scrivere di Musica. Non deve essere un racconto sulla musica, ma in cui la musica giochi un ruolo importante. Per ora la mia idea è: coppia sposata da anni è a spasso, suonatore di strada suona la loro canzone e loro capiscono che non si amano più perché non provano più niente ascoltando la musica.
Che schifo.
Invece di stare sul letto e piangermi addosso decido di piangermi addosso quattro piani più in basso. Esco dal mio monolocale-gabbia 25mq e raggiungo mia sorella e dei suoi amici da Ciro, il pizzaiolo che non chiude mai. Una marinara per me, ma forse ho già fatto cena.
Finalmente mi risveglio quando uno dei miei commensali dice il magico nome Robert Scott.
Robert Scott, l’esploratore dei ghiacci morto in missione. Scott, che è stato battuto da Amundsen nella corsa al Polo Sud. Scott, che ha scritto una lettera meravigliosa a sua moglie prima di morire.
Scott Scott Scott.
Torno a casa, apro Wikipedia e un articolo tira l’altro e trovo la mia storia, il mio racconto. Maggio 1928, il dirigibile Italia si schianta sul pack dopo una missione al Polo Nord. Una tragedia. Gran parte dell’equipaggio muore quasi subito.
Tra i sopravvissuti spunta lui, l’unico nome straniero. Finn Malmgren, il metereologo svedese che, con un ordine sbagliato, ha segnato il destino della spedizione. Ho il mio protagonista e, dopo un pomeriggio di scrittura ossessiva, ho il mio racconto.
E la musica?
Byssan Lull, una ninnananna svedese dell’epoca il cui testo sembra inquietantemente legato alla mia storia.
A Vincent Raynaud, che tiene il seminario, il racconto piace. Amplialo, mi dice, puoi provare a farne un romanzo. Ma consoco i miei limiti e i miei sogni. Ne farò un pezzo teatrale, gli rispondo.
Meno di due mesi dopo sono a Oslo e sto visitando il Fram Museum, il museo delle esplorazioni polari. Non c’è il riscaldamento, c’è la nave di Amundsen, si parla anche dell’Italia. Eleggo il Fram a mio museo preferito in assoluto. Qualcosa lì dentro mi parla direttamente, mi dà un senso di appartenenza, mi chiama.
Ed eccomi qui, con in mano l’opera quasi finita in cui racconto di sensi di colpa, terre estreme, incubi e fratellanza.
Byssan Lull aspetta di essere finito, dopodiché si metterà alla ricerca di un palco e una compagnia che vogliano adottarlo.
Sotto la canzone, un estratto.
ATTO II
SCENA 1
FILIPPO
Bam!
E i morti e il caos e la neve che è così fredda e il sangue che è così rosso e le urla che sono così forti vi prego smettetela vi prego sono passati tanti anni Vincenzo, taci!
Sta’ zitto!
Sta’ zitto!
Solo Nobile non dice una parola. Guarda il dirigibile rialzarsi in volo e portare via con sé metà dell’equipaggio.
Urla Umberto, ti prego, urla.
In tutto l’inferno che ho visto quel giorno, i suoi occhi erano quelli del santo nel primo girone, che guarda Lucifero e non ci riesce a credere che così tanto male esista in un solo luogo, in un solo momento.
Stai zitto Vincenzo! Stai zitto. Zitto. Non mi interessa se ti sono uscite le budella, rimettile dentro. Lasciami dormire. Sono passati anni lasciami dormire! Come l’hai attraversato il mare? Non sei qui, stai zitto. Fammi dormire.
Ti esce sangue anche dalla bocca ora?
Da bravo, Vincenzo, dormi.
FINN
(tiene in braccio Titina e ha un pezzo di lamiera conficcato nella spalla)
Chiunque riesca a sentirmi dica il proprio nome!
ADALBERTO
Adalberto.
NOBILE
Umberto.
FILIPPO
Filippo.
GIUSEPPE
Beppe.
FINN
Vincenzo non risponde e in sei se ne sono volati via.
(Scoppia a piangere)
GIUSEPPE
Capitano, lei ha un braccio rotto.
NOBILE
Scusate.
FILIPPO
Le stecche di quei cassoni andranno bene per bloccarglielo. Non siamo dottori ma qualcosa riusciremo a salvare.
GIUSEPPE
Capitano anche la sua gamba è rotta!
Mi permetta di aiutarla.
ADALBERTO
Guardate! Del fumo all’orizzonte.
ALFREDO
Si sono schiantati.
NOBILE
Scusate.
FILIPPO
Per giorni fantasticai sui quei sei. Erano sopravvissuti, erano al caldo. Quando poi il fumo si consumò, erano stati salvati. Nessuno parlava, ma sapevamo tutti che quelli erano i motori in fiamme e che Ettore e gli altri dovevano avere troppo freddo o troppo caldo in quel momento.Brucia più il fuoco o il ghiaccio, amici miei?
GIUSEPPE
Finn, tocca a te. Quella scheggia sembra essersi ficcata in profondità
FINN
Seppellite Vincenzo.
FILIPPO
Prima i vivi, Finn. Fatti togliere la scheggia e poi seppelliremo Vincenzo.
FINN
Seppellitelo.
FILIPPO
Lo prometto.
FINN
D’accordo.
GIUSEPPE
Ecco, guarda, non è uscito nemmeno troppo sangue.
FINN
Ora Vincenzo.
ADALBERTO
Non abbiamo pale e il pack è troppo duro. Sarà meglio coprirlo con qualcosa. Prendo delle coperte.
FILIPPO
Portiamolo lontano dal qui. Duecento metri dovrebbero andare bene.
Aiutami, Giuseppe.
Ecco, copriamolo anche con la neve.
GIUSEPPE
Dio, sembra un sarcofago.
FILIPPO
Il faraone del nord.
Ogni tanto controlliamo che la neve non sia smossa, ok?
GIUSEPPE
Perché?
FILIPPO
Potrebbe volersi vendicare.
GIUSEPPE
Non dire assurdità.
FILIPPO
Hai ragione.
ADALBERTO
Ho trovato una tenda. Una quattro posti, ma in sei ci terremo al caldo. C’è anche della fucsina.
FILIPPO
Spargiamola sopra la tenda, i soccorsi ci vedranno più facilmente.
NOBILE
Scusate.
GIUSEPPE
Si schiarirà in fretta.
FILIPPO
Potremmo usare il sangue di Vincenzo.
GIUSEPPE
Filippo.
FILIPPO
Mi è finito tutto sotto le unghie, non se ne andrà per giorni.
Titina! Basta leccare il sangue da terra.
Anzi, leccalo se ti piace. A Vincenzo non serve più.
GIUSEPPE
Filippo!
Origine foto: https://it.wikipedia.org/wiki/Finn_Malmgren – http://www.sapere.it/sapere/mediagallery/scoperta-del-polo-nord.html?activeIndex=6